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A Katia

Morire a 38 anni, abbandonare casa, marito, figlie e… Dove sei? Lontano, lontaano? E, d’ora in poi - dice Pavese, “I tuoi occhi/saranno una vana parola,/un grido taciuto, un silenzio…come vedere nello specchio/riemergere un viso morto,/come ascoltare un labbro chiuso”.

Tu non vedrai più le albe odorose né i tramonti speranzosi del Piemonte, non sognerai più la nostalgia di una collina con tre campanili che la fanno somigliare ad un piroscafo di lusso. Ora, ti imbarchi e valichi i cieli, fendi quella muraglia di nubi senza un perché, seguendo la logica perversa di un virus invisibile ad occhio nudo. Quello che, tra i tanti, ti ha scelta. L’Altissimo, rivestendoti di luce, ti ha fatta sua sposa. Per sempre. E tu, ti  adagi ai piedi/d’un fiore non visto./Quei fiori gialli/di cui son piene/le campagne nocesi a primavera. Noi li godiamo e, quando torniamo a casa – così come i tuoi cari – vorremmo che tu esistessi. Qui.

Ora è triste, duro ripensarti, avvicinarci ai tuoi familiari, prigionieri di un lutto senza uscita, e com-patire con loro. Eppure l’anima ci spinge, il desiderio di abbracciarli, stringerci loro, considerare che una beneamata fanciulla, partita tempo fa, da Noci, ha prolungato il proprio viaggio. È dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. È venuta – ahimè - la morte ed ha i suoi occhi.

Nicola Simonetti

 

Foto: www.comune.gravellonatoce.vb.it

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